Antonio Gramsci

Antonio Gramsci è stato un personaggio così importante per la storia della nostra nazione, tanto che, con tutto ciò che di lui siamo stati obbligati a ricordare a scuola, spesso dimentichiamo, o non conosciamo affatto, le sue origini sarde. Qualcuno potrebbe pensare che io stia esagerando ... Per smentirmi, basterebbe fare un semplice sondaggio, pescando nel mucchio, rivolgendo agli intervistati la seguente domanda: "Saprebbe dirmi dov'è nato Antonio Gramsci?"

 

Antonio Gramsci nasce al Ales il 22 gennaio del 1891. All'età di sette anni, in seguito all'arresto del padre, si trasferisce a Ghilarza con il resto della famiglia. Qui trascorrerà gli ultimi scampoli della sua infanzia. E proprio di un episodio della sua infanzia. Gramsci, parla in una lettera datata 30 gennaio 1933 e indirizzata a Tatiana Schucht, sorella della sua compagna; una lettera che riporta un aneddoto agghiacciante, vissuto dal filosofo sardo in prima persona quando aveva circa nove anni:

 

Conosceva una famiglia di un villaggio vicino al mio, padre, madre e figlioli: erano piccoli proprietari ed esercivano un'osteria. Gente energica, specialmente la donna. Sapevo (avevo sentito dire) che oltre ai figli noti e conosciuti, questa donna aveva un altro figlio che non si vedeva mai, del quale si parlava con sospiri come di una gran disgrazia per la madre, un idiota, un mostro, o giù di lì. Ricordo che mia madre accennava spesso a questa donna come ad una martire, che tanti sacrifici faceva per questo suo figlio e tanti dolori sopportava. Una domenica mattina, verso le dieci, io fui inviato da questa donna; dovevo consegnarle certi lavori di uncinetto e riscuotere dei denari. La trovai che chiudeva l'uscio di casa, vestita di festa per recarsi alla messa solenne: aveva una sporta sotto il braccio. Al vedermi esitò un poco, poi si decise. Mi disse di accompagnarla a un certo luogo e che al ritorno avrebbe preso in consegna i lavori e mi avrebbe consegnato i denari. Mi condusse fuori dal paese, in un orticello ingombro di rottami e di calcinacci; in un angolo c'era ima costruzione ad uso porcile, alta un metro e venti, senza finestra o sportelli, con solo una robusta porta di ingresso. Aprì la porta e subito si sentì un mugolio bestiale; c'era dentro il suo figlio, un giovane di diciotto anni, di complessione molto robusta, che non poteva stare in piedi e perciò stava sempre seduto e saltellava sul sedere verso la porta, per quanto glielo consentiva una catena che lo stringeva alla cintola ed era assicurata a un anello infisso al muro. Era pieno di sozzura, solo gli occhi rosseggiavano come quelli di un animale notturno. La madre gli rovesciò in un truogolo di pietra il contenuto della sporta, del mangime misto di tutti gli avanzi di casa e riempi d'acqua un altro truogolo, poi chiuse e andammo via. Non disse niente a mia madre di ciò che avevo visto, tanto ero rimasto impressionato e tanto ero persuaso che nessuno mi avrebbe creduto. Neanche quando sentii parlare ancora dei dolori di quella povera madre, intervenni per correggere l'impressione e parlare della disgrazia di quel povero relitto umano capitato con una madre simile. D'altronde, cosa poteva fare quella donna? (A. Gramsci, Scritti sardi, Ilisso, Nuoro 2008, pp. 232 - 233)

 

All' epoca dei fatti appena narrati, il piccolo Gramsci è iscritto alle scuole elementari di Ghilarza, paese che lascia nel 1908 quando, dopo aver frequentato il ginnasio a Santulussurgiu, si trasferisce a Cagliari da Gennaro, il fratello maggiore.

 

Nel capoluogo sardo il ragazzo si iscrive al Liceo "Dettori" e fa le sue prime esperienze di giornalismo come inviato del quotidiano locale "L'unione sarda".

 

Nel 1911, conseguito il diploma di maturità, il giovane si trasferisce a Torino, per frequentare, grazie a una borsa di studio, l'università.

 

Il resto è storia nota.

 

Meno noto è invece un altro episodio della vita dell'intellettuale sardo: il 27 aprile del 1937, giorno in cui muore per un'emorragia cerebrale, Antonio Gramsci è atteso sull'isola dalla sua famiglia. Ricorda la sorella che aspettavano "Nino", al quale avevano affittato una camera a Santulussurgiu, luogo in cui avrebbe potuto curarsi e rimettersi in salute. Ma Nino non arriva. Arriva soltanto una chiacchiera di paese, una chiacchiera terribile: qualcuno dichiara di aver sentito dire alla radio che l'ex deputato Antonio Gramsci è morto in una clinica romana.